Anello Alpe Ortighera – Val Biandino

Download file: Anello_Alpe_Ortighera_Val_Biandino.GPX

Località di partenza: Cortenova LC (430m)
Dislivello salita totale: 1562m
Tempo di percorrenza complessivo: 5 ore
Quota massima raggiunta: 1930m, località Laghit
Distanza percorsa: 40,5km
Valutazione:

* * * * *

Impegno fisico:
* * * * *

Punti di appoggio: ristoranti/bar al Pian delle Betulle, rifugio Tavecchia e Valbiandino in Valbiandino
Presenza di acqua: fontana a Crandola e ad Introbio
Riassunto itinerario: Cortenova > ciclabile Valsassina > Taceno > Crandola > Alpe Ortighera > Lares Brusà > bocchetta di Olino > bocchetta di Agoredo > Laghit > bocca di Biandino > via del Bitto > Introbio > ciclabile Valsassina > Cortenova

Itinerario impegnativo dal punto di vista fisico (prevede un breve tratto in salita di portage) per il notevole dislivello e dal punto di vista tecnico per buona parte della discesa. Tutto lo sforzo è ricompensato da panorami mozzafiato e da un sentierino a mezza costa sulla cresta della val Biandino. Sconsigliato dopo recenti piogge ma percorribile tutto l’anno (in assenza di neve).

Lasciamo l’auto nel parcheggio vicino al campo di atterraggio dei parapendii in fondo a via Carreggiata a Cortenova. Da qui accediamo direttamente alla ciclabile della Valsassina e la seguiamo in direzione ovest, fino a giungere a Taceno. Usciamo dalla ciclabile e iniziamo a salire, in strada, poche decine di metri dopo aver superato il ristorante-pizzeria Bellano, verso Margno. Proseguiamo sulla SP67 fino ad incontrare sulla destra una strada con indicazione “Ciclamino park pizzeria – ristorante”: imbocchiamo la strada e la seguiamo superando il centro di Crandola, il ristorante “Da Gigi” e proseguendo lungo la strada principale, in salita.

Dopo tre tornanti su asfalto arriviamo alla sbarra che delimita l’inizio della strada agro-silvo-pastorale che sale fino all’Alpe Ortighera. Questa strada è per una buona metà cementata e l’altra metà sterrata. Sale ripida nel bosco ma si apprezza la mancanza di traffico veicolare. Testa bassa e si pedala.

Dalla strada vediamo gli agglomerati di case dell’Alpe Piazza e dell’Alpe Grasso, ma solo a distanza, non lasciamo mai la strada principale.
(Se si volesse fare una deviazione per andare a pranzare al Pian delle Betulle è possibile passare per l’Alpe Grasso, raggiungere i ristoranti e poi ricollegarsi all’Alpe Ortighera tramite una strada sterrata).

Per me è presto e ho panini nello zaino che voglio mangiare nel punto più alto del giro, quindi proseguo a pedalare lungo i tornanti in salita diretto fino all’Alpe Ortighera.

Da qui iniziamo ad incontrare i cartelli che indicano “Rif. Santa Rita” e “Pizzo tre Signori”, sono le indicazioni che dovremo seguire almeno fino a quando avremo raggiunto la Val Biandino.

Dall’Alpe Ortighera la strada prosegue con pendenze pedalabili su rocce di color violaceo fino a giungere alla località Lares Brusà. Da qui seguiamo la sterrata principale che scende sul versante nord del pizzo di Olino fino a giungere alla Bocchetta di Olino. Poco oltre c’è un bivio: prendiamo il sentiero che prosegue in leggera salita, sempre seguendo le indicazioni per “Rif. Santa Rita”.

Giunti ad un acquedotto in cemento è ora del portage (ovvero camminare con la bici in spalla) e salire per 15 minuti su un sentierino ripido in mezzo ai prati fino alla bocchetta di Agoredo (1825m). Da qui, alternando un po’ di pedalata e un po’ di spinta, iniziamo il traverso che ci porta fino ai tavolini di legno in località Laghit (1930m). Ci godiamo La panoramica sponda della Val Biandino che ci mostra tutta la Val Biandino dall’alto e il Pizzo Tre Signori sullo sfondo.

Dopo qualche minuto di riposo (e dopo aver mangiato qualcosa) è tempo di mettere le protezioni e abbassare la sella. Inizia il divertimento!

Seguiamo il sentiero in cresta, passiamo sotto un traliccio dell’alta tensione e fino ad arrivare ad un intaglio dove ci troviamo di fronte ad un trivio: un sentiero scende alla nostra sinistra verso la val Varrone, un sentiero (quello che stiamo percorrendo) prosegue dritto ma inizia a salire, ed infine un sentiero scende alla nostra destra. Prendiamo quest’ultimo verso destra.

Lasciamo scorrere la bici su questo sentiero leggermente esposto e scendiamo dapprima a mezzacosta, poi, dopo un tornante, verso il fondo della Val Biandino e passiamo accanto all’alpeggio con case in pietra fino a giungere sulla strada di fondovalle.

Giunti alla bocca di Biandino, dove si trovano i rifugi Tavecchia e Valbiandino, scendiamo dalla strada cementata ma imbocchiamo, subito quando la strada inizia a curvare verso sinistra, il sentiero sulla curva. È parte della via del Bitto, un sentiero che percorre la sponda opposta a quella della strada cementata dove le jeep dei rifugi fanno la spola per portare su rifornimenti e clienti poco allenati.

Questo sentiero è tecnicamente impegnativo, adatto agli amanti del genere. Alcuni tratti sono più scorrevoli, altri sono belli tosti da superare, ma i più bravi sapranno percorrerlo completamente in sella.

Sbuchiamo sulla strada cementata poco prima della Fonte San Carlo. Adesso la parte tecnica è finita e possiamo lasciar scorrere la bici lungo la strada, sempre in discesa. Dopo qualche chilometro, su un tornante in corrispondenza di una madonnina in metallo, troviamo una palina segnaletica che indica un sentiero per Introbio.

Scendiamo lungo una bella mulattiera che ci shakera le braccia fino a giungere alle case alte di Introbio. Ci inoltriamo nel dedalo di viuzze tra le case puntando in direzione della chiesa di Sant’Antonio Abate (si intravede il campanile tra i tetti).

Imbocchiamo via Valleggio, di fronte alla scalinata della chiesa e la percorriamo. Superato il campo sportivo svoltiamo a sinistra e poi a destra in via Tantardini Maria. Proseguiamo in discesa fino a raggiungere il sottopasso della provinciale. Seguiamo la strada fino a ricollegarci alla ciclopedonale della Valsassina. Da qui sciogliamo le gambe stanche per qualche chilometro, seguendo la tranquilla ciclabile, fino alla macchina.

About the author

Va in montagna da sempre ma dagli anni del liceo, e poi dell'università, la scimmia ha cominciato a farsi sentire sempre più forte. All'inizio solo in mountain bike mentre adesso potrebbe essere definito un poli-atleta.
Ha una passione masochista per le uscite avventurose che prevedono enormi dislivelli e distanze esagerate. Dal 2020 è diventato un cyborg a causa di un infortunio sul longboard.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *