Cima Rosalba con ferrata Torrione Porro

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Località di partenza: Chiareggio (1600 m)
Dislivello salita totale: 1440 m
Tempo di percorrenza salita/complessivo 3 ore / 7 ore
Quota massima raggiunta: 2803m, vetta cima Rosalba
Distanza percorsa: 17,44 km
Attrezzatura: kit da ferrata per la ferrata
Valutazione:

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Impegno fisico:
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Punti di appoggio: rifugio Porro
Presenza di acqua: no
Riassunto itinerario: Chiareggio > Rifugio Gerli-Porro > Torrione Porro > Passo del Cane > cima Rosalba > Passo del Cane > Alpe Lagazzuolo > Sentiero dei Cervi > Chiareggio

Questo anello permette di percorrere vari ambienti di montagna: dal fondovalle alle pietraie, alle roccette in alta quota, al fitto sottobosco. La ferrata del Torrione Porro, se non si vogliono portare imbrago e kit per tutto il giro, può essere evitata seguendo l’itinerario che porta in cima, a destra della ferrata, faccia a monte (solitamente utilizzato per tornare al rifugio Gerli-Porro se si fa solamente la via ferrata). Il periodo consigliato è la piena estate per evitare di incorrere nella neve nell’ultimo tratto di salita.

Lasciata l’auto in uno dei parcheggi a Chiareggio, si passa sul lato opposto della valle attraversando il ponte sul fiume Mallero e si seguono le indicazioni per il Rifugio Gerli-Porro che si raggiunge in mezz’oretta su comodo sentiero.

Superato il rifugio, all’Alpe Ventina, si svolta a sinistra seguendo le indicazioni per il Torrione Porro, seguendo i bolli su una pietraia in ripida salita. Giunti a quota 2135m una palina del CAI indica il sentiero che inizia a traversare a sinistra (faccia a monte) in direzione dell’attacco della via ferrata al Torrione Porro.

Indossato l’imbrago cominciamo a salire, aiutati da abbondanti staffe, su placche di roccia che divengono man mano più esposte. Le foto che scattiamo alla valle e al monte Disgrazia sullo sfondo interrompono spesso la progressione.

La ferrata è breve e in mezz’oretta siamo in cima al Torrione Porro (2435m).

Una pausa ristoratrice e ci incamminiamo lungo la valle detritica, su pietraie e nevai, fino alla Passo del Cane (seguire bolli rossobianchi, a volte poco evidenti).

Dalla bocchetta inizia la parte più alpinistica del giro. Seguiamo gli sbiaditi bolli rossi verso sud, restando sempre a mezza costa, su flebile traccia e pietraie, fino ad incontrare una freccia che indica un deciso cambio di direzione verso l’alto (verso ovest). Cercando di salire a quattro zampe dove la roccia è solida, superiamo alcuni caminetti fino ad arrivare sotto la cresta. Saliamo tenendo il camino che sale a sinistra e che porta sulla cresta e, in pochi passi, alla vetta di Punta Rosalba (2803m). Se il tempo è clemente, la vista è superlativa. Noi abbiamo trovato un muro di nuvole verso est ma visuale libera verso ovest, cioè verso la val Ventina e lo strapiombo che cade ai nostri piedi.

Il ritorno alla Passo del Cane avviene su medesimo itinerario di salita (attenzione a non far cadere scariche di sassi).

Dal passo vediamo la nostra prossima destinazione: L’alpe Lagazzuolo e il Lago Lagazzuolo. Scendiamo lungo la ripida pietraia fino a sopra il Lagüsc, un laghetto da scioglimento. Il sentiero vira verso sinistra (faccia a valle) e scende tra pini mughi fino a giungere sulle rive del Laghetto di Lagazzuolo e l’Alpe Lagazzuolo.

Cercate di recuperare le energie se ne avete poche perché da dietro il rifugio parte il sentiero denominato “sentiero dei cervi” (sentiero 318) che percorre la Valmalenco praticamente da San Giuseppe a Chiareggio. È un sentierino a mezza costa e immerso nel bosco che sembra non finire mai, soprattutto quando si è già stanchi. Porta all’Alpe Pirolina e poi all’Alpe Zocche dove scende ripido fino a sbucare nuovamente al ponte sul fiume Mallero che avevamo percorso ormai parecchie ore prima.

Dal Ponte si passa nuovamente tra le case di Chiareggio e si torna al parcheggio.

About the author

Va in montagna da sempre ma dagli anni del liceo, e poi dell'università, la scimmia ha cominciato a farsi sentire sempre più forte. All'inizio solo in mountain bike mentre adesso potrebbe essere definito un poli-atleta.
Ha una passione masochista per le uscite avventurose che prevedono enormi dislivelli e distanze esagerate. Dal 2020 è diventato un cyborg a causa di un infortunio sul longboard.

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