Dall’Alpe Paglio al Pizzo Tre Signori e discesa dalla Val Biandino

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Località di partenza: Alpe Paglio (1450 m)
Dislivello salita totale: 1550 m
Tempo di percorrenza salita/complessivo: 5 ore / 8,5 ore
Quota massima raggiunta: 2554m, vetta Pizzo Tre Signori
Distanza percorsa: 32 km
Attrezzatura: normale da escursionismo
Valutazione:

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Impegno fisico:
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Punti di appoggio: rifugio Santa Rita, Rifugio Grassi, Rifugio Valbiandino, Rifugio Tavecchia (controllare le aperture)
Presenza di acqua: solo ai rifugi
Riassunto itinerario: Alpe Paglio > Pian delle Betulle > Alpe Ortighera > sponda di Biandino > rifugio Santa Rita > bocchetta di Piazzocco > Pizzo Tre Signori > Pian delle Parole > rifugio Grassi > bocca di Biandino > via del Bitto > Introbio

L’escursione presentata è un giro point to point, con partenza e arrivo in due punti differenti. Indispensabile quindi avere due auto, o un passaggio che riporti al punto iniziale. Noi l’abbiamo percorsa a inizio autunno, in una giornata calda, dopo un’estate altrettanto calda e siccitosa, per cui non abbiamo incontrato neve e non abbiamo avuto bisogno di portare i ramponcini. Nelle mezze stagioni potrebbero tuttavia essere utili.

La partenza del giro è all’Alpe Paglio (1450m), situato nel territorio di Casargo, nell’Alta Valsassina. E’ presente un ampio parcheggio a pagamento dove poter lasciare comodamente l’auto. Guardando la ex pista da sci che arriva direttamente al parcheggio, sulla destra, troviamo i cartelli che ci indicano il punto di partenza. Il Rifugio Santa Rita è dato a 3 ore e 30, il Pizzo Tre Signori a 5 ore e 30. Non c’è da scherzare! La strada procede in salita, alternando tratti sterrati e tratti di strada cementata (che purtroppo sta prendendo sempre più il sopravvento), attraversando il Jungle Raider Park, fino ad arrivare al Pian delle Betulle (1500m). Qui è presente una chiesetta votiva degli alpini e ampi prati, che permettono di spaziare con lo sguardo tutt’intorno.

Dopo circa altri 15 minuti di cammino in leggera salita raggiungiamo l’Alpe Ortighera (1520m). Da qui si prosegue lungo la strada agro silvo pastorale che passa da Lares Brusaa, scende alla bocchetta di Olino e poi sale su sentiero fino alla bocchetta di Agoredo. Da qui il sentiero ci accompagna fino a sbucare sulla sponda della Val Biandino in località Laghit. La sensazione è proprio quella di camminare a metà tra una valle e l’altra, immersi nel silenzio, con le prime foglie gialle e rosse che fanno capolino tra il verde. Ci lasciamo quindi trascinare da questo percorso lungo la sponda di Biandino, fino a giungere a una decisa salita che ci porta al rifugio Santa Rita (2000m), dopo circa 3 ore dalla partenza. Lungo la sponda di Biandino, ci appare, lontano, nella sua maestosità, il Pizzo Tre Signori.

Dal rifugio seguiamo le indicazioni proprio per il Pizzo Tre Signori, in decisa salita. Il paesaggio e il terreno si fanno più “duri”: l’erba lascia spazio a roccette. Proseguiamo così, per circa 1 ora e 30, fino a raggiungere la bocchetta di Piazzocco (2200 m). Da qui ormai la cima è ben visibile, ma non altrettanto vicina, come la prospettiva ingannevole ci vuol far sembrare. Si prosegue quindi, seguendo i bolli e gli ometti sparsi per placche di pietra. Verso la fine, poco prima della vetta, ci sono alcune corde che aiutano la progressione sulle rocce più lisce. Qualche deciso passo verso l’alto, gli ultimi sforzi, e si arriva in cima al Pizzo Tre Signori (2554m).

Ci godiamo il paesaggio, il caldo anomalo a questa quota, e proseguiamo, abbandonando alle nostre spalle la piccola “folla” di escursionisti già presenti in cima. Sono passate circa 5 ore dalla partenza, ma l’escursione non è che a metà.

Proseguiamo quindi in discesa, seguendo la via del Caminetto: sono presenti alcune catene e alcuni passaggi dove utilizzare mani e piedi per calarsi giù, in questo stretto spazio. Dopo il Caminetto la discesa prosegue impervia su rocce scoscese e friabili, dove occorre prestare attenzione. Al termine di questo primo tratto troviamo un cippo in pietra che divideva i due regni, e infatti vediamo scritto nelle due parti opposte: “Stato di Milano” e “Stato Veneto”, risalente al 1770. Il Pizzo “Tre Signori” deriva il suo nome proprio dal fatto che separava tre “regni”: il Ducato di Milano, la Serenissima Repubblica di Venezia e le Tre Leghe di dominio Svizzero, che coprivano Valtellina e Valgerola.

La discesa prosegue poi più tranquilla, su prati verdeggianti, sempre molto panoramica. Sotto di noi osserviamo gli splendidi colori del Lago di Sasso e della Val Biandino. Passiamo da un declivio erboso chiamato Pian delle Parole (2157m) e raggiungiamo poi il rifugio Grassi (2000m), dove riposiamo le ginocchia con una pausa ristoratrice, prima di affrontare la seconda parte di discesa.

Dal rifugio Grassi la discesa prosegue addentrandosi sempre più nel bosco a quote più basse, fino a raggiungere i rifugi Tavecchia e Valbiandino, posti a 1500 m uno di fronte all’altro, presso la Bocca di Biandino (1496 m). Per arrivare a Introbio sono presenti due possibilità: una lunga strada completamente asfaltata e la via del Bitto, che si addentra nel bosco, su un sentierino immerso nel foliage autunnale. Optiamo per la seconda. Da qui a Introbio ci sono circa 2 ore di cammino, per cui conviene non rilassarsi troppo. Seguiamo quindi i tagli strategici nel bosco quando questo incontra la strada asfaltata. Le ginocchia iniziano a protestare per la lunga discesa, ma fin troppo presto scorgiamo le prime case di Introbio. E così, dopo circa 8,5 ore, termina la nostra panoramica escursione. A questo punto occorre solo tornare al punto di partenza.

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Cresciuta tra piacevoli estate montane: dalle prime timide passeggiate ad oggi, con lunghe camminate ed ampi dislivelli. Da pochi anni ha aggiunto le due ruote, per esplorare il mondo ad una velocità diversa. Tutto condito dalla passione per l'outdoor, gli splendidi paesaggi, le notti in tenda. I piedi sempre pronti a camminare e pedalare, gli occhi aperti per esplorare e conservare fotogrammi di esperienze.

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