Trekking Cinque Terre … e oltre

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Località di partenza: Monterosso al mare (La Spezia)
Dislivello salita totale: 1220m (giorno 1) + 1035m (giorno 2)
Numero di giorni: 2
Tempo di percorrenza complessivo: 14 ore
Quota massima raggiunta: Colle del Telegrafo (513 m)
Distanza percorsa: 39,5 km (20 km il primo giorno e 19,5 km il secondo giorno)
Valutazione:

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Impegno fisico:
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Punti di appoggio: tutti i borghi attraversati
Presenza di acqua: nei centri abitati
Riassunto itinerario: Monterosso > Vernazza > Corniglia > Volastra > Manarola > Riomaggiore > Campiglia > Portovenere

Un weekend invernale, trekking, il bisogno di caricarsi di vitamina D, sole e mare. Tutte queste necessità si sono unite tra loro in questo splendido itinerario ligure, che attraversa le famose “Cinque Terre” e ci porta poco oltre, fino a Portovenere.

NOTA BENE: l’itinerario scelto è stato definito sulla base del sito ufficiale in cui sono indicati i tratti chiusi / aperti dei vari sentieri. Prima di partire è sempre meglio informarsi e controllare la percorribilità dei sentieri. Le condizioni qui presentate sono riferite al mese di gennaio 2023.

Il trekking inizia dalla stazione di Monterosso, il primo borgo del nostro percorso, facilmente raggiungibile con il treno. La nostra sveglia è suonata molto presto. Siamo partiti da una buia, umida e fredda Milano, arrivando ad osservare l’alba a Genova, per essere poi accolti da un tiepido sole invernale fuori dalla stazione di Monterosso. Ad aspettarci, oltre al sole, anche un gelido vento, che ci ha accompagnato per tutto il weekend, fedele compagno dei nostri passi.

Il sentiero basso è attualmente chiuso, per cui, dopo aver attraversato il piccolo borgo, ci siamo inerpicati lungo il sentiero 509, che tramite ripide salite ci ha portato subito lontano dalla civiltà. Salendo si alternano tratti di mulattiera a sentieri immersi nel fitto bosco. Subito la particolare vegetazione ligure ci accoglie, con lecci, vari arbusti e le sue piante di limoni, anch’esse fedeli compagne del nostro trekking. Dopo questa prima salita si giunge al Santuario della Madonna di Soviore (500 m); proseguendo si sbuca su una strada asfaltata. La percorriamo per poche centinaia di metri, fino a un punto panoramico, dove ci fermiamo per qualche immancabile foto. Poco oltre, a Termine, sulla destra, troviamo un sentiero che sprofonda di nuovo nel bosco, con le indicazioni per Vernazza, nostra successiva tappa.

Ci inoltriamo quindi nel sentiero, che dapprima prosegue a mezzacosta e poi inizia a scendere. Ci godiamo tutto: il sole, il mare, le coste frastagliate, i picchi. Sospinti dal vento, sempre seguendo il sentiero 509, giungiamo al Santuario Madonna di Reggio, giungendo poco dopo a Vernazza, secondo borgo delle Cinque Terre. La città ci accoglie con il fischio del treno, case dai mille colori e un vento sempre più forte e freddo. Scendiamo lungo la strada principale, fino al piccolo porto. Qui ci fermiamo per una rapida pausa pranzo, seduti tra gli scogli. Osserviamo alcune piccole imbarcazioni partire, altre tornare. Un nonno insegna al nipotino a pescare, e lui torna tutto orgoglioso con la sua canna da pesca. Lasciamo questa visione bucolica per continuare di nuovo il nostro percorso, riattraversando il borgo e seguendo le indicazioni per Corniglia, terzo borgo e nostra prossima meta.

Subito risaliamo da una scalinata (sarà solo la prima di molte!) che ci riporta a mezzacosta e prendiamo il famoso “Sentiero Azzurro” (NB: dal 18 marzo al 5 novembre questo tratto è a pagamento). Proseguiamo tra continui sali e scendi, accompagnati dal mare e dai raggi del sole che si infrangono sulle onde. Sui tratti precedenti siamo sempre stati abbastanza soli, qui si inizia ad intravedere un po’ di gente in più. Il panorama che ci accompagna è sempre stupendo, ed è inevitabile fermarsi per le foto. Attraversiamo poi un fitto bosco di lecci, mentre la strada inizia a scendere. Tra una chioma e l’altra intravediamo la nostra prossima destinazione.

Anche Corniglia ci accoglie con splendidi scorci; seguiamo i vicoletti e le indicazioni per la terrazza panoramica. La raggiungiamo e ci fermiamo per farci riscaldare dai raggi del sole, con una tregua dal vento. Osserviamo il pezzo già completato e Monterosso, che appare lontana. Dopo la breve siesta, ripartiamo di nuovo, abbandonando il livello del mare per inerpicarci su una lunga salita che ci porterà alla tappa finale di questo primo giorno: Volastra.

Saliamo sempre più su, attraversando i vigneti dove si produce il famoso vino “Sciacchetrà” e giungiamo infine a questo piccolo borgo: un gruppo sparuto di case, i caratteristici vicoletti, e il mare lontano. Il sole sta ormai calando sempre più e l’aria inizia a farsi più fredda ed insistente. Infreddoliti e infagottati, abbiamo potuto ammirare il sole tuffarsi nel mare, una palla rossa sempre più piccola che ha fatto calare il sipario su questa prima giornata.

Il secondo giorno siamo partiti di buon mattino verso la quarta delle Cinque Terre: Manarola. Partiti con il sole non ancora sorto, accompagnati dall’immancabile vento, abbiamo iniziato a scendere un’interminabile scalinata. Siamo giunti così nel silenzioso borgo, ancora addormentato. Abbiamo passeggiato piano lungo la strada principale, dove piccole imbarcazioni di tutti i tipi erano “parcheggiate” come auto ai lati della strada. Speravamo di poter fare colazione, ma essendo bassa stagione era quasi tutto chiuso; ci ha salvato l’immancabile coop, con qualche biscotto confezionato.

Così rifocillati abbiamo iniziato l’ennesima salita su scalini sempre più ripidi e alti, che si sono poi trasformati in uno stretto sentiero, che ci ha condotti fino ad un punto panoramico. Una volta giunti lì, anche il sole ormai era pienamente sorto, e ci ha riscaldato dopo le prime ore gelide trascorse in ombra. Dal punto panoramico i nostri sguardi hanno spaziato lungo tutto la costa: il tratto già attraversato e quello che ancora ci attende. Subito dopo è iniziata una ripida e sdrucciolevole discesa che ci ha fatti scivolare fino a Riomaggiore, l’ultimo borgo delle Cinque Terre. Abbiamo attraversato prima la zona residenziale, poi il centro storico, sempre caratterizzato da vicoletti e case colorate.

Illuminati dai raggi del sole abbiamo ripreso a salire: scale, scalini, scalette sempre più ripide e alte, ci hanno permesso di lasciarci rapidamente il borgo alle spalle. Siamo sbucati su una strada asfaltata, dove abbiamo sciolto un po’ le gambe. L’illusione è durata poco: di nuovo su tra scale e sentieri fino a giungere al Santuario di Montenero (340 m). La faticosa salita è stata ricompensata dalla splendida vista sul mare e dalle tiepide panchine, dove ci siamo stesi come lucertole al sole per riprenderci. Poco dopo siamo ripartiti, seguendo sempre le indicazioni per Portovenere. Il sentiero ha continuato a salire in maniera più graduale, passando per i vigneti “Stella di Lemmen” e attraversando terrazzamenti, giungendo infine al punto più alto del nostro trekking: Colle Telegrafo (513 m). Abbiamo poi proseguito a mezzacosta, sospesi tra i boschi e la costa, fino a giungere a Campiglia e al suo mulino. Poco oltre, uno spiazzo con dei tavolini scaldati dal sole ci ha “costretti” a fermarci per il pranzo.

A questo punto abbiamo seguito le indicazioni dell'”Alta Via”, passeggiando su sentieri sassosi a picco sul mare, osservando le onde infrangersi a centinaia di metri sotto di noi. Il sole ormai caldo e l’assenza di vento ci hanno fatto godere questo sentiero in modalità quasi estiva. Saltellando da una pietra all’altra, siamo poi sbucati dall’ultimo tratto di sentiero. Così all’improvviso è comparsa davanti ai nostri occhi e sotto ai nostri piedi la tappa finale: Portovenere. Lo raggiungiamo seguendo il franoso sentiero e di nuovo una scalinata. Ci godiamo la città, passeggiando per i vicoletti, visitando la grotta di Byron, osservando i negozietti … e anche godendoci, finalmente, un meritato relax sul lungomare!

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Cresciuta tra piacevoli estate montane: dalle prime timide passeggiate ad oggi, con lunghe camminate ed ampi dislivelli. Da pochi anni ha aggiunto le due ruote, per esplorare il mondo ad una velocità diversa. Tutto condito dalla passione per l'outdoor, gli splendidi paesaggi, le notti in tenda. I piedi sempre pronti a camminare e pedalare, gli occhi aperti per esplorare e conservare fotogrammi di esperienze.

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