Località di partenza: Val Fontana – località Sant’Antonio
Dislivello salita totale: 1165 m
Tempo di percorrenza complessivo: 5.5
Quota massima raggiunta: 2585 (Capanna Cederna Maffina)
Distanza percorsa: 21,4 km
Attrezzatura: normale da escursionismo
Valutazione:
Impegno fisico:
Punti di appoggio: nessuno
Presenza di acqua: si, presso il punto di arrivo alla Capanna
Riassunto itinerario: Val Fontana > Piana dei Cavalli > Alpe Campiascio > Capanna Cederna – Maffina
La Val Fontana: un piccolo gioiello sconosciuto tra le Alpi, poco frequentata, ma con scorci di rara bellezza. Per raggiungerla, percorrendo la ss38 dello Stelvio, ci si stacca all’altezza di Chiuro, si seguono poi le indicazioni per “Val Fontana”; percorrendo la Via Panoramica, dopo circa 400 m, si trova la deviazione per la valle indicata. Si sale, sempre in auto, per alcuni tornanti, passando il ponte di Premelè e la località di S. Antonio (1200 m), uno sparuto gruppo di casette e trenini intagliati nel legno. La strada procede alternando tratti cementati a tratti sterrati sconnessi, con due piccoli guadi.
Decidiamo di fermarci poco dopo il paesino di S. Antonio, dove è presente il cartello con le indicazioni e uno slargo per poter lasciare l’auto. Volendo (e disponendo di un’auto adeguata) si può proseguire oltre, lungo la sterrata, fino all’Alpe Campiascio (ovviamente in assenza di neve). Vogliamo però goderci il fondovalle e quindi, abbandonata l’auto, ci addentriamo nella Valle.
Dopo un breve tratto in salita, la strada carrozzabile, molto ampia, prosegue in piano, sul fondo valle, circondata dalle alte catene circostanti. Si intravedono mucche al pascolo, le uniche compagne in questo primo tratto di strada. Si giunge poi alla Piana dei Cavalli (1500 m) e si prosegue, sempre in falso piano, fino all’Alpe Campiascio (1680 m). Passato l’alpeggio si prosegue seguendo le indicazioni del cartello che troviamo in fondo alla strada, che indica il rifugio Cederna – Maffina (a 2.30 ore).
Ci incamminiamo e la strada diventa un sentiero che inizia a salire. Si arriva ad un torrente, che si supera saltellando tra una pietra e l’altra. Si prosegue poi su un sentiero, ben tracciato, di radici e larici. La salita prosegue alternando tratti più impegnativi ad altri pianeggianti, dove è possibile fermarsi a raccogliere dei succosi mirtilli. Gradualmente il paesaggio si fa più brullo e, mentre si attraversa un piano erboso, si intravede la bandiera che svetta vicino alla meta.
Ancora qualche salita a zig zag tra erba e pietre e si arriva a intravedere il tetto della Capanna, che si svela solo negli ultimi metri. E così, superato un piccolo dosso, la si raggiunge. La Capanna è un piccolo gioiello incastonato tra le vette. E’ autogestita (se si vuole pernottare sono indicati i numeri da chiamare per verificare la disponibilità). Decidiamo di entrare per dare un’occhiata e davanti a noi si spalanca una casetta deliziosa, con panche, tavoli, cucina con tutto l’occorrente, gas (da aprire), acqua corrente e una stufa (lungo il sentiero è presente un cartello che indica la necessità di portare la legna). Poco lontano una costruzione in legno indica il “bagno”.
Ci fermiamo a godere del silenzio, dell’immensità e della bellezza che ci circondano. Poi, ormai rinfrescati dal vento gelido che scende dalle cime, ripercorriamo l’itinerario in senso contrario e torniamo al punto di partenza.