Cima Corte Lorenzo e Monte Faiè

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Località di partenza: Bracchio, Mergozzo VB (310 m)
Dislivello salita totale: 1700 m
Tempo di percorrenza salita/complessivo 3.5 ore / 7 ore
Quota massima raggiunta: 1574m, cima Corte Lorenzo
Distanza percorsa: 17,5 km
Attrezzatura: normale da escursionismo
Valutazione:

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Impegno fisico:
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Punti di appoggio: no
Presenza di acqua: no
Riassunto itinerario: Bracchio > Eremo di Vercio > Colma di Vercio > Sassarut > Pasquetta > Cima Corte Lorenzo > Pasquetta > Colma di Vercio > Monte Faiè > Ruspesso > Alpe Boscopiano > Bracchio

Questo itinerario si svolge su una parte dei Corni del Nibbio, una serie di cime che fanno da perimetro meridionale della Val Grande, l’area wilderness più estesa delle Alpi. L’abbiamo inserita sia nella categoria escursioni che in quella delle vie ferrate perché nella parte finale della cresta, tra le ultime tre cime, troviamo una serie di catene che ci facilitano la progressione. Non necessitano di imbrago ma sicuramente ci vuole piede fermo. L’itinerario ha il grande svantaggio di non essere percorribile ad anello (almeno restando su sentieri segnati), pertanto, raggiunta la Cima Corte Lorenzo dalla Colma di Vercio, si tornerà per la medesima via fino alla bocchetta.

Lasciata l’auto nell’ampio parcheggio (bel segnalato da cartelli nella frazione di Bracchio), raggiungiamo a piedi la chiesetta di San Carlo. Dietro la chiesa una palina segnaletica ci indica il percorso da seguire.

Seguiamo la bella mulattiera che, lunga ma senza pendenze esagerate, ci porta all’Eremo di Vercio. Da qui la mulattiera diventa sentiero e sale più decisa per incastrarsi nell’unico punto debole di questa muraglia di cime, la Colma di Vercio.

Il grosso del dislivello è fatto. D’ora in avanti sarà un continuo falsopiano e poi sali-scendi in direzione ovest. Non spaventatevi delle tempistiche segnate sul cartello per cima Corte Lorenzo (3.00 h), in realtà in circa 2,5 h a buon passo si fa avanti e indietro.

Il sentiero resta sul versante nord della cresta, dapprima immersi in boschi di faggi e poi, quando iniziano le catene e la roccia, si percorre il filo di cresta. Alcune cime, come la cima Mergozzoni, sono aggirabili restando sul versante nord, altre le abbiamo salite (Sassarut) all’andata ed evitate al ritorno.

Dal Sassarut si vede la vetta, sembra lontanissima e invece è solo un inganno dato dal fatto che la croce in realtà è piccolina, e per giungere alla vetta da qui ci vuol poco più di mezz’ora.

Il tratto più divertente dell’escursione è questo, aggrappandosi un po’ alla roccia e un po’ al metallo, dopo esser scesi e risaliti con l’aiuto di catene ed aver affrontato un fotogenico traverso su placca, si raggiungono i prati che portano alla Cima Corte Lorenzo.

Il panorama è spettacolare. Questa cima è un perfetto balcone sul Monte Rosa. E poi siamo sul confine della Val Grande e notiamo questa dicotomia: verso sud vediamo la valle e la civiltà, verso nord la totale assenza dell’essere umano e la natura selvaggia. Si viene decisamente attratti verso le valli e le cime in direzione nord.

Fatta la pausa pranzo ritorniamo sui nostri passi fino alla Colma di Vercio. Per aggiungere dislivello alla gita e per fare almeno una parte dell’escursione “ad anello”, decidiamo di seguire le indicazioni e i bolli che portano alla vetta del Monte Faiè. È una vetta frequentata da molti escursionisti (assenti fino ad ora nel nostro camminare) per buona ragione: il panorama sui laghi (Mergozzo, Maggiore, Varese) è proprio bello!

Scendiamo seguendo una traccia di sentiero tra le felci verso sud-est, che segue la spalla del monte e che porta a Ruspesso. Da qui imbocchiamo la strada asfaltata e seguiamo tutti i tagli dei tornanti fino a vedere il cartello che indica per Bracchio e per Alpe Boscopiano.

Quest’ultimo sentiero l’abbiamo trovato molto trascurato e pieno di alberi caduti (fine novembre 2023 ndr), tornassi indietro prenderei il sentiero pianeggiante appena calpestato l’asfalto che porta all’eremo di Vercio e da lì sarei tornato dalla bella mulattiera.

Il sentiero riporta alla chiesetta di Bracchio, e da lì, torniamo al parcheggio.

About the author

Va in montagna da sempre ma dagli anni del liceo, e poi dell'università, la scimmia ha cominciato a farsi sentire sempre più forte. All'inizio solo in mountain bike mentre adesso potrebbe essere definito un poli-atleta.
Ha una passione masochista per le uscite avventurose che prevedono enormi dislivelli e distanze esagerate. Dal 2020 è diventato un cyborg a causa di un infortunio sul longboard.

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