Località di partenza: Introbio (Lc) (610 m)
Dislivello salita totale: 1450 m
Tempo di percorrenza salita/complessivo 3.5 ore / 6 ore
Quota massima raggiunta: 2000m
Distanza percorsa: 20 km
Attrezzatura: ciaspole e/o ramponi
Valutazione:
Impegno fisico:
Punti di appoggio: rif. Tavecchia, rif. Valbiandino, rifugio Grassi
Presenza di acqua: fonte San Carlo
Riassunto itinerario: Introbio > Bocca di Biandino > Passo del Camisolo > rif. Grassi > Passo del Camisolo > Bocca di Biandino > Introbio
Questo itinerario non presenta difficoltà tecniche e può essere affrontato anche da chi desidera approcciarsi alle escursioni invernali, purché abbia un buon allenamento a camminare in montagna.
In base alla quantità di neve e al numero di posti disponibili, si può lasciare l’auto prima del cartello di divieto di transito in via alle Ville, oppure lungo via ai Forni, sotto dei grossi pini.
Non avendo ancora montato le gomme invernali, decidiamo di lasciare l’auto più in basso, in via dei Forni, e risalire a piedi via alle Ville. Prima del divieto di transito ci sono dei cartelli che indicano quali rifugi sono aperti e una mappa segnaletica della Val Biandino.
I ramponi sono nello zaino. Sappiamo che ha nevicato parecchio sopra i 1500m, quindi portiamo nello zaino le ciaspole e i ramponi.
Prendiamo la larga strada cementata e, all’altezza di un cartello che indica la deviazione per un punto panoramico sulla cascata di Introbio, svoltiamo a sinistra in salita e seguiamo il sentiero che sale fino a ricongiungerci con la comoda sterrata che percorriamo e che ci porterà fino ad un ponte sul torrente Troggia, dove c’è uno spiazzo e i più temerari dotati di 4×4 vengono a parcheggiare. Sulla destra ci sono delle rocce con varie indicazioni per la val Biandino, seguiamo il sentiero che attraversa il torrente su un ponticello e poi sale ripido nel bosco fino a ricongiungersi con la strada sterrata appena prima della fonte San Carlo dove ci si può dissetare con dell’acqua bella fredda.
Abbiamo cominciato a calpestare la neve e decidiamo di restare sulla strada che viene percorsa dai fuoristrada dei rifugisti che resta sul versante orografico sinistro della valle e che ci porta, in poco più di un’ora, alla Bocca di Biandino (1500m).
(Alternativamente c’è il percorso estivo che segue un sentiero sul versante orografico destro, in mezzo al bosco. Valutate quale strada percorrere in base all’innevamento e allo stato della traccia).
Alla Bocca di Biandino troviamo due rifugi: il rifugio Tavecchia sulla sinistra e il rifugio Valbiandino sulla destra.
Avevamo letto sulla pagina Facebook del rifugio Grassi che i gestori avevano bisogno di trasportare un po’ di alimenti e beni di prima necessità dal fuoristrada parcheggiato alla bocca di Biandino fino al rifugio. Decidiamo così di trasformarci in sherpa e riempire i nostri zaini con quello che riuscivamo a trasportare, compresa una cassetta di verze. Se vi capita, date un’occhiata alla pagina social prima di percorrere questo itinerario, troverete tante informazioni aggiornate sulla condizione dei sentieri e sulle attività del rifugio.
Da dietro il rifugio Valbiandino parte il sentiero in pendenza nel bosco, che porta fino alla casa Alpina Pio X, a 1688m di quota.
Seguiamo il sentiero che sale lungo la dorsale, non prima, però, di aver messo le ciaspole.
Dopo un breve traverso e superato un torrentello, ci troviamo nella vallata che ci porterà fino all Passo del Camisolo. La salita alterna tratti ripidi a tratti dove poter tirare il fiato. Ormai siamo fuori dal bosco e, man mano che si guadagna quota, anche il panorama alle nostre spalle si allarga.
Per l’ultima parte della salita decidiamo di togliere le ciaspole a favore dei ramponi, perché la neve oggi è molto compatta e riusciamo a non sprofondare, anche senza ciaspole.
Giunti al Passo del Camisolo (2000m), punto più alto della nostra escursione, ci si apre davanti, verso sud-est, il panorama sulla Valtorta e il rifugio Grassi, poco sotto di noi, che raggiungiamo in pochi minuti su neve in piano/leggera discesa. Il Pizzo Tre Signori lo si vede svettare quando si raggiunge la terrazza del rifugio.
Questo rifugio è uno dei pochi, nel lecchese, che ancora si possono raggiungere solo a piedi e questo lo mette, a mio parere, su un gradino più alto rispetto a quelli che abbiamo passato in valle.
Dopo esserci rifocillati, scendiamo in Val Biandino ripercorrendo i nostri passi e poi torniamo giù a Introbio lungo la strada gippabile che sembra non finire mai.