Tour del Monviso

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Località di partenza: Castello (Pontechianale – CN) 1068m
Dislivello salita totale: 2718m, con 1342m dislivello (giorno 1) + 1038m dislivello (giorno 2) + 338m dislivello (giorno 3)
Numero di giorni: 3
Tempo di percorrenza complessivo: 18 ore
Quota massima raggiunta: 2882m buco di Viso
Distanza percorsa: 40 km
Valutazione:

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Impegno fisico:
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Punti di appoggio: rifugio Sella, rifugio Giacoletti, rifugio Vallanta
Riassunto itinerario: Castello > vallone delle Giargiatte > passo di San Chiaffredo > passo Gallarino > rifugio Sella > lago Chiaretto > rifugio Giacoletti > Vallone delle Traversette > Buco di Viso > Refuge du Viso > Lac Lestio >passo di Vallanta > rifugio Vallanta > Castello

1° Giorno

Per questo tour attorno alle pendici del Monviso, abbiamo scelto di partire da Castello, frazione del comune di Pontechianale (CN – 1068 m). L’altro punto di partenza è da Pian del Re, che tuttavia risulta più affollato e difficoltoso da raggiungere in quanto richiede di prendere la navetta.

Lasciata l’auto lungo la strada ci inerpichiamo sul primo ripidissimo pezzo, con gli zaini carichi per sopravvivere 3 giorni in totale autonomia. Il sentiero è abbastanza largo e frequentato, poco dopo ci stacchiamo sulla destra, in leggera discesa, seguendo le indicazioni per il rifugio Sella. A questo punto il sentiero si fa più stretto e procede nel bosco. La vegetazione si fa poi sempre più rada man mano che si procede nei metri di dislivello, lungo il Vallone delle Giargiatte. Gli arbusti lasciano spazio a un paesaggio roccioso. La salita sembra non finire mai, la fatica si sente ma viene ricompensata dalla grande varietà di paesaggi che si aprono davanti ai nostri occhi. Dopo circa 3 ore e 30 dalla partenza, raggiungiamo il passo di San Chiaffredo (2764 m) che funge da spartiacque tra la Val Varaita e la Valle del Po. Da qui ammiriamo le vallate che si aprono davanti a noi e ci fermiamo per una breve pausa rifocillante.

La salita però non è ancora terminata del tutto: si prosegue su un sentiero petroso a mezza costa, fino ad arrivare al Passo Gallarino (2727m). Da qui si inizia a scendere verso nord, lungo la mulattiera che taglia le petraie, seguendo sempre le indicazioni per il rifugio Sella. Un ultimo strappo in salita lungo la sponda orientale del lago Grande di Viso e si arriva sul dorso, dove sorge il rifugio Quintino Sella (2640 m). Qui ci riforniamo di acqua alla fontanella presente fuori dal rifugio e poi scappiamo dall’enorme quantità di gente che affolla l’esterno e l’interno del rifugio. Da qui in poi incontreremo molte più persone rispetto al tranquillo sentiero mattutino. Dopo 5 ore e 30 di camminata, ripartiamo dal rifugio seguendo la mulattiera ben segnata e frequentata, con scorci splendidi sulla cima e sul lago sottostante. Si passa il Colle del Viso (2655 m) e, seguendo i segnavia, proseguiamo in un’ampia conca di massi e detriti, fino ad arrivare al bordo morenico. Da qui inizia una lunga discesa con numerosi tornanti fra rocce sdrucciolevoli e turisti. Il nostro obiettivo è giungere al Lago Chiaretto (2261 m), chiamato così per il colore azzurro lattiginoso. Eccolo, questo è il posto dove passeremo la notte. Sfiniti, ci sdraiamo a riva, immergendo i piedi nel lago e aspettando la sera. Sono presenti diversi spiazzi attorno al lago, perlustriamo facendo tutto il giro e infine troviamo il posto giusto per accamparci. Montiamo la tenda e con il nostro jet boil ci prepariamo una succulenta cena, a base di pasti disidratati. Ora tutto tace, anche gli ultimi escursionisti sono ormai lontani, rimaniamo in compagnia del lago e delle scariche di massi dalla cima del Monviso, che veglia sul nostro sonno.

2° Giorno

Ci risvegliamo insieme alle acque cangianti del lago e siamo subito pronti a riprendere la strada. Si parte subito in salita, per ricongiungerci al sentiero abbandonato il pomeriggio precedente. Giunti ad un colletto a 2300 m, si tralasciano le indicazioni a destra verso il Pian del Re, e si prosegue verso sinistra su un sentiero che alterna tratti erbosi a rocce, seguendo le indicazioni per il Rifugio Giacoletti. Giungiamo poi alla Colletta dei Laghi (2389 m) e ci illudiamo di scendere verso i laghi sottostanti; poco dopo riprendiamo però a salire sulla sinistra, su pietraia, sotto una parete rocciosa. Seguiamo i tornanti, fino ad una spianata con massi, e proseguiamo lungo il sentiero principale. Dopo circa 2 ore di ardua salita, giungiamo al rifugio Giacoletti (2744 m), posto ai piedi della cresta est di Punta Udine. Ad attenderci, sdraiati a prendere il sole, incuranti di noi, degli stambecchi, mollemente abbandonati sotto i tiepidi raggi del sole. Dopo una breve pausa riprendiamo il cammino verso. Iniziamo in poco tempo a perdere quota, seguendo i ripidi tornanti tra gli sfasciumi. Il terreno si fa sdrucciolevole. A quota 2520 si incontra un bivio: imbocchiamo a sinistra il Sentiero del Postino (EE), tratto più esposto, e attrezzato con gradini e cavi. Lo superiamo tranquillamente e procediamo lungo il sentiero raggiungendo il Vallone delle Traversette. Da qui, con una serie di ripidi tornanti che mettono alla prova le nostre gambe stanche, seguiamo la mulattiera principale fino a giungere ad una casermetta su un ripiano pianeggiante. La salite riprende subito dopo e con una serie di ripidi tornanti rocciosi si raggiunge il Buco di Viso (2882 m), dove è presente un cartello esplicativo sulla sua origine e formazione negli anni.

Indossiamo frontale e antivento e ci inoltriamo nel più antico traforo delle Alpi, lungo 75 m, che ci fa approdare in Francia, a quota 2900 m, dove ci fermiamo per un pranzo ristoratore, consumato tra gelide folate di vento. Iniziamo quindi a scendere in questa splendida vallata francese, con vista sui prati sottostanti e il Refuge du Viso, a quota 2400 m, che raggiungiamo dopo l’interminabile discesa lungo il sentiero ben evidente. A circa mezz’oretta dal rifugio, dopo quasi 7 ore di cammino, giungiamo di nuovo presso le sponde di un tranquillo laghetto alpino: il Lac Lestio (2510 m). Il posto risulta essere molto poco frequentato, così piantiamo subito la tenda, costruendole attorno un muretto in sassi per proteggerla dal vento. Consumiamo il nostro pasto disidratato, e, con gli ultimi raggi di sole a illuminarci, facciamo una breve passeggiata intorno al lago. La notte trascorre tranquilla e silenziosa, portandoci intatti e riposati all’ultimo giorno di cammino.

3° Giorno

Ripartiamo all’alba, quando il sole ancora non è giunto nella piana del lago. Risaliamo il sentiero in direzione del passo, seguendo ometti e segnavia nascosti, inerpicandoci su tornanti rocciosi. In poco meno di un’ora raggiungiamo quindi il Passo di Vallanta (2815 m), con il sole che ormai illumina i nostri passi. Il Passo ci riporta in Italia, e iniziamo così la discesa lungo il Vallone di Vallanta. Il sentiero ben segnato ci fa perdere quota velocemente. Lungo la discesa ammiriamo i laghetti di Vallanta (2710 m), per giungere poi al rifugio Vallanta (2450 m). Le folate di vento ci spingono a continuare dopo una brevissima sosta. Dalla sella dove si trova il rifugio, scendiamo verso Pian Para (2350 m) e continuiamo la nostra discesa nell’ampia conca della vallata. Passiamo a fianco di case diroccate, esito di una frana, attraversiamo il torrente su di un ponticello, e proseguendo sulla destra orografica giungiamo a Castello, dopo circa 4 ore di cammino. Ad attenderci la nostra auto, con un cambio pulito e qualche provvista!

Questo tour ci ha permesso di ammirare il Monviso, il Re di Pietra, da tutti i suoi lati, con una cavalcata di 3 giorni tra Italia e Francia. Oltre all’attrezzatura da trekking e da campeggio, è stato molto utile il libro “Intorno al Monviso” di Andrea Parodi, che ci ha permesso di scegliere e seguire l’itinerario, con tanti spunti utili per futuri giri.

About the author

Cresciuta tra piacevoli estate montane: dalle prime timide passeggiate ad oggi, con lunghe camminate ed ampi dislivelli. Da pochi anni ha aggiunto le due ruote, per esplorare il mondo ad una velocità diversa. Tutto condito dalla passione per l'outdoor, gli splendidi paesaggi, le notti in tenda. I piedi sempre pronti a camminare e pedalare, gli occhi aperti per esplorare e conservare fotogrammi di esperienze.

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