Pizzo di Rodes

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Località di partenza: Le Piane, Piateda SO (1550 m)
Dislivello salita totale: 1300m
Tempo di percorrenza salita/complessivo 3 ore / 5.5 ore
Quota massima raggiunta: 2824m, vetta Pizzo di Rodes
Distanza percorsa: 16,5 km
Attrezzatura: normale da escursionismo, ramponi nelle mezze stagioni per presenza di nevai
Valutazione:

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Impegno fisico:
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Punti di appoggio: no
Presenza di acqua: alla partenza e nei pressi della Bocchetta di Santo Stefano torrentello potabile da acqua di scioglimento
Riassunto itinerario: Le Piane > Alpe Armisola > Bocchetta di Santo Stefano > Pizzo di Rodes > Bocchetta del Reguzzo > Bocchetta di Santo Stefano > Alpe Armisola > Le Piane

Il Pizzo di Rodes è probabilmente la vetta più panoramica dell’intero gruppo delle Orobie, vale la pena salirci nelle giornate limpide e noi siamo stati fortunati. La salita non presenta difficoltà salvo gli ultimi metri dove bisogna individuare i bolli e seguirne la direzione senza avere una traccia definita.

Per poter transitare lungo la strada che porta al rifugio Alpini Le Piane bisogna munirsi di pass presso il Bar Centro di Piateda (costo del pass 5€ all’Agosto 2023) e seguire le indicazioni per Piateda Alta e poi Le Piane. Gli ultimi chilometri sono su strada sterrata e si giunge all’ampio parcheggio proprio di fronte al rifugio.

Iniziamo a camminare in salita fino ad entrare in un bel bosco di larici e seguiamo il sentiero che porta alla torbiera nei pressi dell’Alpe Armisola dove si cammina su una lunga passerella di legno.

Superato il ponticello sul torrente Serio, si seguono le indicazioni verso destra. Da qui inizia la vera salita sul fianco del vallone, sulla destra orografica, fino a giungere alla Bocchetta di Santo Stefano. La vetta del Pizzo di Rodes, nostra destinazione, rimane sempre nascosta alla vista.

Da qui l’ambiente cambia e, lasciati i prati alle nostre spalle, si comincia a salire tra rocce moreniche e lingue di neve (in base alla stagione).

Seguendo i bolli bianco-rossi si giunge pochi metri sotto la bocchetta del Reguzzo (che “sbirceremo” sulla via del ritorno) dove si svolta con decisione verso destra e si comincia a camminare nella conca sotto il Pizzo di Rodes, che finalmente si vede nella sua interezza.

Giunti in fondo al circo roccioso, l’ultimo centinaio di metri è su sentiero poco segnato, pertanto seguiamo un po’ di vie di camosci e saliamo per facili roccette fino alla cima (per scendere passeremo più a nord della via fatta in salita, ma poco importa).

Dalla vetta il panorama è superbo. Grazie alla sua prominenza e al fatto che su tre lati non ha montagne più alte, si tratta probabilmente della vetta Orobica più panoramica.

Delle varie cime, le principali sono il gruppo del Bernina verso nord, quello del Coca a sud-est, l’Adamello e l’Ortles rispettivamente verso est e nord-est. Spostando lo sguardo verso il basso si vede il lago di Reguzzo col vicino rifugio Donati e si intravede il celeste del lago di Scais. C’è da passare le ore ad ammirare un simile panorama.

La discesa avviene per medesima via di salita, con una breve deviazione alla Bocchetta di Reguzzo per osservare il rifugio Donati e l’alta val di Quai dall’alto.

Percorrendo questo itinerario e quello della Punta Santo Stefano, sto ragionando sul fare un giro ad anello la prossima volta che comprenda tutto, ma ne parliamo la prossima estate.

About the author

Va in montagna da sempre ma dagli anni del liceo, e poi dell'università, la scimmia ha cominciato a farsi sentire sempre più forte. All'inizio solo in mountain bike mentre adesso potrebbe essere definito un poli-atleta.
Ha una passione masochista per le uscite avventurose che prevedono enormi dislivelli e distanze esagerate. Dal 2020 è diventato un cyborg a causa di un infortunio sul longboard.

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