Località di partenza: Briotti (1040 m)
Dislivello salita totale: 1550 m
Tempo di percorrenza salita/complessivo: 4 ore / 7 ore
Quota massima raggiunta: 2500, rifugio Donati
Distanza percorsa: 21 km
Attrezzatura: normale da escursionismo
Valutazione:
Impegno fisico:
Punti di appoggio: rifugio Donati (controllare periodo apertura) – bivacco invernale
Presenza di acqua: fontana poco sopra Briotti
Riassunto itinerario: Briotti > Baita Spanone > Chiesa di Santo Stefano e diga > strada di servizio diga > baite di Quai > rifugio Donati
Il rifugio Donati vanta di essere il rifugio più “disperso” delle Orobie, il più lontano da qualsiasi punto di partenza. Decidiamo così di andarlo a visitare in una giornata di fine novembre, dal clima ormai invernale.
Il punto di partenza è Briotti (SO), piccolo paesino all’interno della Val d’Arigna. Qui si trova un parcheggio all’ingresso del paese (dove ci sono i cassonetti) dove possiamo lasciare l’auto. Le indicazioni per il sentiero sono già presenti nella parte iniziale, anche se le tempistiche non sempre coincidono con la realtà. La prima parte dell’itinerario è identica a quella percorsa per i Laghi di Santo Stefano.
Si parte dal centro del paese e si sale da un prato per poi giungere su una gippabile che passa in mezzo a belle casette sopra il paese e poi entra nel bosco, sempre in salita. Occorre poi prestare attenzione: poco prima delle baite Bernè, su una curva, il sentiero sale deciso a destra in una pineta. E’ presente un ometto a segnalare la deviazione.
Ci si addentra quindi nel bosco. Si procede in decisa e costante salita, con il rumore dello scricchiolante sottobosco come unica compagnia. Attraversata la pineta, si sbuca in una radura dove è presente la Baita Spanone (1559 m). Si procede oltre, attraversando abeti e larici e risalendo un ampio avvallamento, con pendenze più modeste.
Quasi d’improvviso dal bosco si sbuca di fronte all’immensa diga che ospita l’invaso del Lago Inferiore (1839 m). A differenza della volta precedente, ci si dirige verso sinistra: il sentiero prosegue sotto i muraglioni della diga, verso la casa del guardiano. A questo punto si imbocca un piacevole sentiero in piano, che procede a mezzacosta, tagliando il fianco orientale del Pizzo Culdera. Si può ammirare sull’altro versante la solitaria Val d’Arigna, ed il sentiero percorso per arrivare al Bivacco Resnati.
Questo piacevole sentiero porta fino all’alpeggio Quai (1890 m), dove inizia il tratto finale in decisa salita. Lasciato l’alpeggio alle spalle, si prosegue su un ripido sentiero, seguendo le indicazioni dei cartelli. Da qui abbiamo iniziato a trovare le prime tracce di neve, le condizioni possono variare a seconda della stagione.
Il sentiero sale in maniera sempre più decisa, si prosegue seguendo i bolli bianchi e rossi del CAI. Nel tratto finale, in presenza di neve, non è facile trovare il sentiero, può quindi essere utile avere una traccia GPS (quella di questo articolo non segue fedelmente il sentiero perché era, appunto, coperto da mezzo metro di neve). Proseguendo, la meta sembra vicina, ma ogni dosso ne rivela uno successivo e quindi si avanza nella neve un passo dopo l’altro. Dopo gli ultimi metri di dislivello, si vede dapprima un palo, e successivamente si erge il rifugio, semi-immerso nella neve, all’interno della conca del Lago Reguzzo, ghiacciato e invisibile poco distante da noi.
Qui si può godere della solitudine di questa sperduta valle, si possono osservare le cime che fanno da corona allo splendido panorama. Dopo una lunga sosta ristoratrice sotto i raggi del sole, si riparte e si ritorna al punto di partenza seguendo il sentiero fatto all’andata.